Cos’è importante coltivare nei bambini e nelle bambine?

Molti genitori, quelli più altruisti, desiderano che i propri figli e le proprie figlie diventino persone capaci di prendere buone decisioni. Si augurano che i loro piccoli e le loro piccole possano diventare persone autonome, in grado di intrecciare relazioni gratificanti e in grado di costruire una vita soddisfacente. In altre parole, desiderano che siano felici.

Coltivare le risorse

Su cosa è importante concentrarsi affinché tutto questo si realizzi?

Secondo Daniel J. Siegel, docente di psichiatria presso la University of California School of Medicine di Los Angeles e Tina Bryson, psicoterapeuta dell’infanzia e dell’adolescenza, nonché responsabile del servizio di educazione genitoriale del Mindsight Institute, sono quattro le caratteristiche necessarie da coltivare per uno sviluppo sano e completo.

Equilibrio:capacità di riconoscere e gestire le emozioni; di conseguenza il comportamento.

Resilienza:capacità di superare le difficoltà che si presentano in modo inevitabile.

Insight:capacità di guardarsi dentro, avere consapevolezza di sé.

Empatia:capacità di comprendere gli stati emotivi di un’altra persona.

Nel loro lavoro, Siegel e Bryson, si prefiggono lo scopo di aiutare i bambini e le bambine ad aprire la mente a nuove sfide e nuove opportunità, ad acquisire consapevolezza di sé e delle proprie potenzialità.

Conquistare una “mentalità del sì”, come viene definita nel loro testo “Yes Brain”, significa aprirsi a uno stato neurologico che aiuta i bambini e le bambine – ma anche gli adulti –  a sviluppare una specifica zona del cervello, chiamata corteccia prefrontale, utile alla piena maturazione.

Cosa permette una mentalità del sì?

  • Sviluppa una maggiore creatività e curiosità.
  • Aiuta a essere più flessibili e più disponibili al compromesso.
  • Favorisce l’attitudine all’esplorazione.
  • Permette di conoscersi a fondo e di guidare le proprie decisioni consapevolmente.
  • Valorizza le relazioni con gli/le altri/e.

Uno “stato del no” è, invece, una condizione molto meno integrata poiché coinvolge regioni del cervello più primitive.

Respingere e Attaccare sono le due modalità principali per chi vive nello stato del no. Con ansia, paura e senso di competizione diventa molto difficile comprendere se stessi e gli/le altri/e.

Lo stato del no permette molto meno di ascoltarci e di ascoltare, di prendere decisioni valide o di entrare in sintonia con un’altra persona perché l’attenzione viene rivolta soprattutto alla sopravvivenza e all’autodifesa.

Come cambierebbe la vita familiare e quella scolastica se i nostri figli e le nostre figlie  riuscissero ad affrontare le situazioni di ogni giorno con un approccio all’insegna del invece di reagire con un approccio all’insegna del no?

Educare al sì non significa, però, essere permissivi, darla sempre vinta oppure proteggere dalle delusioni.

Uno sviluppo cerebrale e mentale all’insegna del , perché è di un particolare stato neurologico di cui si parla, conduce alla capacità di provare gioia e significato persino nelle difficoltà.

Se vogliamo aiutare i bambini e le bambine a diventare persone capaci di condurre un’esistenza ricca di senso e di avere successo nel corso della vita, nulla è di fatto più importante che aiutarli/e a realizzare l’integrazione del proprio cervello.
Poiché un cervello interconnesso e integrato è più flessibile, adattivo, coerente, pieno di energia e stabile.

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