Perché parlare di tematiche LGBTQIA+ con bambine, bambini e adolescenti?

In un mondo sempre più globalizzato, le differenti culture si intrecciano e la questione dei diritti civili, ora più che mai, diventa un argomento di risonanza mondiale, influenzando e coinvolgendo comunità di ogni parte del globo (terraqueo, semi cit).
Diventa di fondamentale importanza affrontare apertamente questo discorso con bambine, bambini e adolescenti perché un dialogo aperto non solo favorisce la comprensione, ma allena l’empatia e una mentalità aperta.

 

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Innanzitutto, è importante fornire una definizione chiara e accessibile dei termini associati al movimento e alle tematiche LGBTQIA+. Spiegare cosa significa essere persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer, intersessuali e di altre identità è il primo passo per dissipare confusioni e pregiudizi.

L’utilizzo di esempi concreti e storie coinvolgenti può rendere questi concetti più tangibili per le persone giovani.
Se è vero che in Europa molte scuole hanno implementato programmi di educazione sulla cultura LGBTQIA+, al fine di sensibilizzare studentesse e studenti sull’importanza di questo movimento – mostrando storie di discriminazione e storie di successo – in Italia, al momento, non sembra essere possibile attuare iniziative simili.

Perché non parlare di tematiche LGBTQIA+ è un’occasione persa di crescita?

Perché le storie di successo forniscono modelli positivi che possono ispirare, decostruire stereotipi, offrire in generale un’opportunità educativa per tutte le persone, giovani e meno giovani. Vedere individui che hanno superato sfide simili può aiutare a costruire fiducia e a far comprendere che una vita autentica è possibile.

Inoltre le storie di discriminazione aiutano a comprendere le sfide e le difficoltà affrontate dalle persone LGBT nella vita di tutti i giorni e a promuovere la consapevolezza sulle disuguaglianze sociali che ancora esistono.

Perché in Italia c’è ostruzionismo?

Perché le tematiche LGBT – insieme alla possibilità di introdurre l’educazione affettiva e sessuale – sono state strumentalizzate da alcuni gruppi politici cattolici con l’obiettivo di creare paura e confusione.
Esempi come la teoria gender (che non esiste), la messa al bando di alcuni libri ritenuti pericolosi (proprio come con l’Index Librorum Prohibitorum), il volantinaggio davanti alle scuole con informazioni false, sono tutte azioni che hanno lo scopo di mantenere un controllo sulla vita delle persone.

Integrare modelli che riflettano differenti identità sessuali e di genere, invece, aiuterebbe le persone più giovani non solo a sviluppare una visione più aperta della realtà che li circonda ma anche a far sentire più al sicuro una ragazza o un ragazzo LGBT.

Ed ecco il punto centrale di una cultura aperta alle differenze

L’importanza di creare ambienti sicuri e accoglienti. Un clima consapevole a scuola aiuterebbe a far crescere il benessere emotivo e psicologico di studenti LGBTQIA+ e, allo stesso tempo, favorirebbe un senso di comunità tra coetanee e coetanei.

E invece cosa ci dicono i dati?

I dati ci dicono che la scuola è percepita come l’ambiente meno sicuro perché proprio a scuola avviene la maggior parte delle violenze fisiche e psicologiche. Per questo motivo, coinvolgere genitrici e genitori è cruciale nel processo educativo. Fornire loro risorse informative, come guide educative e seminari, può contribuire a superare eventuali resistenze o incomprensioni.

Il paradosso scolastico sulle tematiche LGBTQIA+

In questo contesto storico, se la scuola non riesce a svolgere il proprio ruolo di esempio come istituzione per la crescita emotiva e culturale delle persone giovani, affidandosi piuttosto alla sensibilità individuale delle e degli insegnanti anziché strutturare un percorso educativo adatto ai tempi attuali, il compito di fornire modelli diversi potrebbe ricadere proprio sulle famiglie. Questo è paradossale perché viene meno il ruolo fondamentale della scuola come fonte di innovazione e potenziale alternativa rispetto ai modelli familiari.

Continuare a concentrarsi esclusivamente sulla didattica, sui voti e sulla disciplina, senza adeguarsi ai cambiamenti della società, non è più sufficiente.

Inoltre, sorge un problema: quando l’ambiente familiare è omofobo e violento, se anche la scuola è uno spazio arido, le ragazze e i ragazzi LGBT dove trovano uno spazio sicuro?
Da nessuna parte. Forse, oggi, sui social. Ma non è abbastanza. In questo possono emergere episodi di ansia, depressione, pensieri suicidi – spesso non dichiarati – ma espressi attraverso sintomi come assenze scolastiche o interrogazioni andate male.

Ecco perché le persone adulte devono essere preparate sulle tematiche LGBTQIA+, ecco perché a scuola devono esserci delle ore dedicate a queste tematiche, ecco perché bisogna continuare a parlarne. È importante essere persone preparate a rispondere alle domande delle nostre figlie e dei nostri figli in modo aperto e informato, creando un ambiente in cui il dialogo sulle differenze sessuali e di genere è incoraggiato!
I benefici di parlare del movimento LGBTQIA+ con bambine, bambini e adolescenti sono molteplici. Innanzitutto, si contribuisce a combattere l’omofobia e la transfobia fin dalla giovane età, promuovendo una cultura di rispetto reciproco.
Inoltre, questo dialogo apre la porta a una maggiore comprensione di sé e delle altre persone, favorendo la crescita di individui consapevoli e solidali.

In conclusione, integrare il movimento LGBTQIA+ nella conversazione educativa con bambine, bambine e adolescenti è un passo fondamentale verso la creazione di una società più rispettosa delle molteplici differenze. Attraverso il dialogo aperto, la rappresentazione positiva e l’istituzione di ambienti sicuri, possiamo contribuire a plasmare le future generazioni in modo che abbraccino la cultura delle differenze come un valore prezioso e fondamentale di arricchimento personale e sociale.

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