Cos’è il minority stress?

Nella società odierna, l’adolescenza è un momento di crescita, scoperta e formazione dell’identità. Tuttavia, per molte persone giovani LGBTQIA+, questo periodo può essere anche segnato da una serie di sfide uniche legate allo stress da minoranza, o “minority stress”. In questo articolo, esploreremo cosa sia il minority stress nell’adolescenza LGBT+, le sue cause e gli effetti, fornendo esempi e suggerimenti per affrontarlo.

 

Cosa è il minority stress nell’adolescenza LGBT+?

Il minority stress durante l’adolescenza LGBT+ si riferisce alla tensione psicologica ed emotiva sperimentata dalle e dai giovani non etero e non cis a causa della discriminazione, della stigmatizzazione e della mancanza di accettazione dovuta alla propria identità di genere o orientamento sessuale. Questo stress può derivare da molteplici fonti, tra cui la famiglia, la scuola, la comunità e i media.

Cause ed esempi di minority stress nell’adolescenza LGBT+

Bullismo e discriminazione a scuola:

Molte e molti giovani LGBT+ subiscono violenza fisica e psicologica omotransfobica da parte di coetanei, docenti o personale scolastico. In un’indagine recente, l’80% delle ragazze e dei ragazzi italiani non etero e non cis ha dichiarato di aver subito molestie fisiche e psicologiche e di reputare la scuola un ambiente poco sicuro.

Mancanza di supporto familiare:

Alcune e alcuni giovani LGBT+ sono costretti a nascondere la propria identità sessuale o di genere per paura di essere rifiutati o discriminati dalla famiglia. Questo può portare a sentimenti di isolamento e solitudine. Ad esempio, una ragazza lesbica potrebbe subire o temere di subire maltrattamenti e discriminazioni da parte della propria famiglia se si aprisse sulla propria sessualità. I dati ci dicono che la probabilità che questo accada, nel 2024, è ancora molto elevata.

Mancaza di rappresentazione nei media:

La mancanza di rappresentazione positiva delle persone LGBTQIA+ nei media può far sentire le giovani e i giovani non etero e non cis invisibili e non validati. Ad esempio, un adolescente transgender potrebbe non trovare modelli positivi e autentici a cui guardare per ispirazione o sostegno.

Rifiuto religioso e sociale:

In molte comunità, le persone omosessuali o transgender sono ancora viste come controverse o immorali. Questo può portare a rifiuto e ostracismo da parte della comunità religiosa o sociale. Ad esempio, un ragazzo transgender potrebbe essere escluso dalla sua chiesa a causa della sua identità di genere.

Omofobia istituzionale

Questo tipo di omofobia si manifesta attraverso politiche discriminatorie come la mancanza di leggi specifiche contro i crimini d’odio (di cui le persone LGBT+ sono spesso vittime) o le disuguaglianze nell’accesso ai servizi pubblici. In questo modo le giovani e i giovani LGBT+ non si sentono tutelati in caso di violenza fisica e psicologica.

Effetti del minority stress nell’adolescenza LGBT+

Il minority stress nell’adolescenza può avere effetti devastanti sul benessere emotivo, mentale e fisico per le giovani e i giovani adolescenti LGBT+. Questi effetti possono includere ansia, depressione, bassa autostima, comportamenti autodistruttivi come l’autolesionismo o pensieri suicida, disturbi alimentari e disturbi del sonno.

Inoltre, il minority stress può influire negativamente sulle prestazioni scolastiche e sulle relazioni interpersonali.

In generale, una ragazza e un ragazzo LGBT+ – essendo costrette e costretti ad affrontare molte più sfide di una e un coetaneo etero,cis – sono tre volte più a rischio suicidio.

Superare il minority stress nell’adolescenza LGBT+

Per affrontare il minority stress nell’adolescenza LGBT+, è essenziale creare ambienti sicuri in famiglia, a scuola e nella comunità. Questo può essere fatto attraverso l’istituzione di politiche antidiscriminatorie, programmi di sensibilizzazione e programmi di formazione per genitrici, genitori e insegnati oltre a istituire specifiche risorse per le giovani e i giovani. Inoltre, è importante promuovere la rappresentazione positiva delle persone LGBT+ nei media e nella società evitando di marcare comportamenti stereotipati e stigmatizzati.

Conclusioni

Il minority stress nell’adolescenza è una sfida significativa che molte persone giovani LGBT+ sono costrette ad affrontare quotidianamente. Il superamento di questa condizione richiede un impegno collettivo per creare ambienti sicuri, promuovere la consapevolezza e l’accettazione delle differenze affettive, sessuali e di genere.

La scuola è un luogo sicuro?

“Be Proud! Speak Out!” è il titolo della ricerca sulle esperienze dei e delle adolescenti LGBTQI nelle scuole italiane relative all’anno scolastico 2016-2017.

Condotta dal Centro Risorse LGBTI in collaborazione con Il Progetto Alice e supportata da GLSEN e dal Teachers College – Columbia University (NY) e ILGA-Europe, è la prima ricerca a fornire dei dati sul panorama scolastico italiano.

Attraverso questa ricerca si è cercato di conoscere il benessere delle e degli adolescenti LGBTQIA+ tra i 13 e i 20 anni.

I risultati? A dir poco allarmanti, ecco perché:

l’80% delle ragazze e dei ragazzi ha subito molestie per il proprio orientamento sessuale.

il 78% ha subito molestie per la propria espressione di genere.

solo 1/4 ha riportato i fatti accaduti alle e agli insegnati che hanno saputo solo minimizzare senza prendere in considerazione le richieste d’aiuto.

Risultato? Ragazze e ragazzi non etero e non cis percepiscono la scuola come luogo non sicuro non solo per le molestie che subiscono quotidianamente ma anche perché le persone adulte non sono capaci di ascoltare e proteggere le vittime dalla violenza omofoba.

Cosa innesca tutto questo nelle adolescenti e negli adolescenti?

Totale sfiducia nelle persone di riferimento. Possibilità tre volte superiore rispetto a coetanee e coetanei etero-cis di sviluppare ansia e depressione. Rendimento scolastico a rischio. Bassa autostima. Possibilità tre volte superiore di suicidio rispetto a coetanee e coetanei etero-cis.

In una sola parola: minority stress.

E cosa accade se anche a casa l’ambiente è omofobo?

Se l’ambiente familiare è altrettanto ostile, le e gli adolescenti potrebbero sentirsi privi di supporto e sicurezza, aumentando il rischio di depressione, ansia e autolesionismo.

Affrontare le sfide legate alla sicurezza delle persone LGBT+ nelle scuole richiede un approccio globale che coinvolga più persone, a partire da studenti, insegnanti, a tutto il personale scolastico, fino alle famiglie.

Alcune strategie chiave possono includere:

  1. politiche e procedure chiare: le scuole dovrebbero creare politiche e procedure per affrontare la discriminazione, il bullismo e l’abuso basati sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere. Ad esempio, dedicare delle ore ai temi LGBT+ potrebbe essere un valido supporto al contrasto dell’ignoranza e quindi della violenza. Queste politiche dovrebbero essere ampiamente pubblicizzate e rigorosamente applicate per garantire un ambiente sicuro per tutte e tutti gli studenti.
  2. -Formazione del personale: il personale scolastico dovrebbe ricevere formazione specifica sulle tematiche LGBT+ e sulla creazione di un ambiente accogliente e rispettoso. Questa formazione dovrebbe includere la consapevolezza su come affrontare eventuali comportamenti discriminatori.
  3. Sensibilizzazione ed educazione: le scuole dovrebbero promuovere la sensibilizzazione e l’educazione riguardo alle questioni legate all’orientamento sessuale e all’identità di genere. Questo può includere l’organizzazione di eventi, conferenze e workshop sull’uguaglianza di genere e sui diritti delle persone LGBT. Per una ragazza e un ragazzo non etero e non cis è fondamentale ricevere una rappresentazione positiva del proprio orientamento o identità di genere.
  4. Supporto e risorse: le scuole dovrebbero fornire supporto e risorse specifiche per le e gli studenti LGBT, come gruppi di supporto, consulenza individuale e accesso a informazioni e servizi sanitari sensibili alle differenti esigenze.

Conclusioni

Creare un ambiente scolastico veramente sicuro e aperto alle molteplici differenze è una sfida necessaria che richiede l’impegno di tutta la comunità educativa. Attraverso politiche e procedure chiare, formazione del personale, sensibilizzazione e supporto alle e agli studenti, possiamo lavorare insieme per garantire che ogni studente possa sentirsi rispettata, accettato e al sicuro nelle nostre scuole.

Mentre continuiamo a lottare per una società più equa, è essenziale ricordare che il cambiamento inizia da noi con le nostre azioni quotidiane. Sostenere le persone LGBT+ fuori e dentro le scuole non è solo una questione di giustizia sociale, ma anche di creazione di un ambiente scolastico – e quindi di una società – migliore per tutte e tutti.

Se vuoi saperne di più su questo tema, su come promuovere un ambiente scolastico sicuro e accogliente per tutte e tutti, continua a seguire questo blog per ulteriori aggiornamenti e risorse utili.

 

Omofobia, un fenomeno complesso

L’omofobia è un fenomeno ancora molto diffuso e complesso che continua a minare l’uguaglianza e il rispetto per le persone LGBTQIA+ in tutto il mondo. Per sconfiggere questa forma di discriminazione, è fondamentale comprendere il concetto di omofobia e le sue conseguenze. In questo articolo esploreremo – a grandi linee – le diverse sfaccettature di questo fenomeno, le cause e l’impatto che ha sulle persone coinvolte.

Omofobia, un fenomeno complesso

L’omofobia – omotransfobia – è un termine che indica la paura, l’odio e la discriminazione nei confronti delle persone omosessuali, lesbiche, bisessuali e transgender (LGBT+). Questa forma di discriminazione può manifestarsi in vari modi, inclusi pregiudizi, violenza fisica e verbale, discriminazione sul posto di lavoro, nell’istruzione o con l’adozione di politiche discriminatorie da parte delle istituzioni.

È importante riconoscere che l’omofobia non riguarda solo gli attacchi diretti, ma anche atteggiamenti subdoli e sistematici che possono minare il benessere e la sicurezza delle persone LGBT+.

In generale, è un fenomeno complesso che cambia in base al Paese e alla cultura in cui ci troviamo. In alcuni luoghi si viene ancora arrestatə o uccisə se persone omosessuali, in altri trattatə come cittadinə di serie B.

Se pensi che in Italia l’omofobia non esista probabilmente stai ignorando il problema che, invece, è di tipo strutturale, quindi molto radicato nella nostra cultura.

Esistono differenti tipi di omofobia

Omofobia sociale

Si riferisce alla discriminazione e alla mancanza di accettazione sociale delle persone LGBTQIA+. Questo tipo di omofobia si manifesta attraverso atteggiamenti negativi, discriminazione in famiglia, sul posto di lavoro, nelle scuole o nei luoghi pubblici, con linguaggio e comportamento violento. Questo tipo di omofobia alimenta lo stigma sociale, infatti le persone discriminate possono sperimentare isolamento, esclusione e ostracismo, il che può avere gravi conseguenze sul benessere emotivo.

Omofobia istituzionale

Si riferisce alla discriminazione e alla mancanza di uguaglianza perpetrate dalle istituzioni, organizzazioni religiose, enti educativi o altre istituzioni sociali contro le persone LGBTQIA+. Questo tipo di omofobia si manifesta attraverso politiche discriminatorie come la mancanza di leggi specifiche contro i crimini d’odio (di cui le persone LGBT+ sono spesso vittime) o le disuguaglianze nell’accesso ai servizi pubblici.

Le unioni civili, per esempio, non sono come il matrimonio per le persone etero: non ci sono gli stessi diritti, non ci sono gli stessi doveri. In ordine sparso: il riconoscimento di figlie e figli la maggior parte delle volte deve passare dall’approvazione di un tribunale (con tutto ciò che comporta l’attesa di un riconoscimento). Adottare bambine e bambini non è previsto. E accedere alla PMA, procreazione medicalmente assistita, non è possibile. Per non parlare della GPA (gestazione per altri).

Tornerò su questo argomento perché merita di essere approfondito.

Omofobia interiorizzata

L’omofobia interiorizzata è un fenomeno in cui le persone LGBT+ interiorizzano i pregiudizi e gli atteggiamenti negativi verso se stesse a causa della pressione sociale e culturale. In altre parole, coloro che sperimentano questo tipo di omofobia iniziano a credere e ad accettare i messaggi negativi riguardo alla propria identità sessuale o di genere. Questo può portare a sentimenti di vergogna, colpa, autostima ridotta. L’omofobia interiorizzata è spesso il risultato della mancanza di accettazione da parte della famiglia, della comunità o della società nel suo complesso. Affrontare e superare l’omofobia interiorizzata può richiedere tempo, sostegno psicologico e un processo di accettazione di sé più profondo.

Tutti questi tipi di omofobia portano a una condizione di minority stress.

Minority stress è la tensione psicologica costante che le persone LGBT+ possono sperimentare a causa della discriminazione e del pregiudizio che subiscono continuamente.

Questa condizione può contribuire a depressione, ansia, disturbi dell’umore e malattie croniche.

Ecco perché una ragazza e un ragazzo LGBT+ sono tre volte più a rischio suicidio rispetto a una ragazzo o a una ragazza etero, cis.

E sono più a rischio non perché persone omosessuali ma perché discriminate in quanto persone omosessuali. Questo dato dovrebbe bastare a una persona adulta per capire l’importanza di interrompere il ciclo di discriminazione.

Piccola nota: non ho mai amato il termine “omofobia” sebbene lo adoperi per comodità. Questo perché il concetto di “fobia” suggerisce una paura irrazionale, mentre la discriminazione verso le persone LGBT+ è meglio descritta come “omonegatività”. Quest’ultima nasce da pregiudizi e ignoranza anziché da una vera e propria paura. È importante notare che, mentre il termine “fobia” implica che il soggetto stesso sia colui che soffre, nell’omofobia è la persona oggetto di tale ostilità a subire le conseguenze. Lo scenario cambia notevolmente.

In conclusione, combattere questo fenomeno richiede sicuramente preparazione, impegno ed empatia. Non è più accettabile che, nel 2024, venga ignorato perché è in gioco la vita di giovani persone.

Qui sotto trovi un video di Perfette Sconosciute sull’omofobia.

 

 

La rivolta di Stonewall: un momento di svolta per il movimento LGBTQIA+

La rivolta di Stonewall, avvenuta nel giugno del 1969 a New York City, è un evento epocale nella storia del movimento LGBTQIA+. Non è solo una storia di protesta, ma anche di coraggio, riscatto e libertà. In questo articolo esploreremo il contesto storico, gli eventi chiave e l’eredità duratura di Stonewall che ha plasmato il panorama dei diritti LGBTQIA+ in tutto il mondo.

Contesto Storico

Negli anni ’60, l’omosessualità era ancora considerata una malattia mentale, oggetto di discriminazione legale e sociale. I bar gay erano spesso luoghi di incontro clandestini, soggetti a retate e persecuzioni da parte della polizia.

Alcune delle leggi discriminatorie nei confronti delle persone omosessuali

Leggi anti-sodomia: molte giurisdizioni, compreso lo Stato di New York, avevano leggi anti-sodomia che criminalizzavano i rapporti affettivi e sessuali consensuali tra persone dello stesso sesso. Queste leggi rendevano l’omosessualità passibile di arresto e di perseguimento penale.

Divieto di servizio militare: negli anni ’60, il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti aveva politiche che vietavano apertamente l’arruolamento di persone LGBTQ+ nelle forze armate.

Divieto di occupazione e discriminazione lavorativa: molte aziende e istituzioni pubbliche avevano politiche discriminatorie che vietavano l’assunzione di persone apertamente omosessuali. Inoltre, le persone LGBT+ spesso subivano discriminazioni sul posto di lavoro e rischiavano di essere licenziate se il loro orientamento sessuale veniva scoperto.

Limitazioni sui diritti parentali: le coppie dello stesso sesso non avevano il diritto di sposarsi o adottare bambine e bambini negli anni ’60 (in Italia esiste ancora questa discriminazione). Inoltre, le leggi sulla custodia di figlie e figli favorivano spesso il genitore eterosessuale in caso di separazione o divorzio, anche se l’altro genitore era un genitore amorevole e competente. Dunque la competenza genitoriale veniva decisa in base all’orientamento sessuale, quello che succede nel nostro Paese nel 2024.

Questo clima di oppressione e discriminazione ha portato, negli anni, a un crescente malcontento nella comunità LGBTQ+.

La Rivolta di Stonewall

Nel cuore di Greenwich Village, il bar Stonewall Inn era un rifugio per le persone LGBTQIA+ marginalizzate. Il 28 giugno 1969, quando la polizia irruppe nel locale per una delle incursioni di routine, la folla si ribellò. Le persone che frequentavano il bar, stanche di anni di soprusi, reagirono con violenza e determinazione. La rivolta durò diversi giorni e fu un momento cruciale nella lotta per i diritti delle persone non etero e non cis.

Le figure chiave di Stonewall

Tra le persone che si sono distinte durante la rivolta c’erano molte figure trascurate dalla storia, come Marsha P. Johnson e Sylvia Rivera, attiviste transgender. Il loro coraggio e la loro determinazione hanno ispirato generazioni di attivisti LGBTQIA+ a lottare per l’uguaglianza e la giustizia sociale.

L’Eredità di Stonewall

Ciò che ha reso la rivolta di Stonewall così significativa non è solo stato l’atto di resistenza contro la violenza della polizia, ma anche la mobilitazione e l’attivismo che sono seguiti. Dopo Stonewall, si sono verificate una serie di manifestazioni e proteste per i diritti LGBTQ+ in tutto il paese. In questo modo è nato il primo Pride l’anno successivo, proprio in memoria di quegli scontri con la polizia. Questo ha portato negli anni alla creazione di nuove organizzazioni e gruppi di attivisti e alla crescita di un movimento sempre più visibile e determinato.

Conclusione:
La rivolta di Stonewall è un simbolo di resistenza per la comunità LGBT+ e per tutte le persone marginalizzate che lottano per l’uguaglianza e i diritti umani.

Essere consapevoli della storia dei moti di Stonewall non solo è arricchente perché fa parte della storia, una storia che per troppo tempo non è stata narrata ma può aiutare a riconoscere e affrontare meglio le discriminazioni e le disparità che le persone LGBTQ+ subiscono ancora oggi. E questo contribuisce sicuramente a promuovere un ambiente familiare e sociale più equo.

Quali sono le figure iconiche del movimento LGBTQIA+?

Quali sono le figure iconiche del movimento LGBTQIA+?

Harvey Milk è una figura iconica dei diritti LGBTQIA+, riconosciuto universalmente per il suo coraggio e impegno nella lotta per l’uguaglianza e la giustizia sociale. Il suo impatto storico ispira ancora oggi generazioni di attivisti, promuovendo l’accettazione di tutte le identità sessuali.

In questo articolo, esploreremo la vita straordinaria di Harvey Milk, il suo ruolo cruciale nei diritti civili e i momenti salienti della sua carriera e del suo lascito.

L’obiettivo di questa narrazione è ampliare la conoscenza sulle figure chiave LGBTQIA+, contribuendo così ad arricchire le narrazioni destinate alle future generazioni.

Quali sono le figure iconiche del movimento LGBTQIA+?

Chi era?Nato il 22 maggio 1930 a Woodmere, New York, Harvey Bernard Milk è stato un leader prominente nella lotta per i diritti LGBTQIA+. Primo politico apertamente gay eletto negli USA, ha aperto la strada per una maggiore visibilità e rappresentanza delle persone non etero e non cis. La sua vita è stata tragicamente interrotta il 27 novembre 1978.

Dal quartiere al Municipio per i diritti LGBTQIA+

Il percorso di Milk verso la politica non è stato immediato. Prima di intraprendere la sua carriera, ha lavorato in vari settori, tra cui il teatro e le attività finanziarie. Fu solo negli anni ’70 che decise di entrare in politica, rendendosi conto che solo così avrebbe potuto sperare di cambiare le cose per la comunità LGBTQIA+.

La svolta nella sua carriera avvenne quando si trasferì a San Francisco, dove aprì una piccola attività commerciale nel quartiere di Castro, un’area che sarebbe diventata il cuore della comunità queer della città. La sua presenza nel quartiere e il suo coinvolgimento nella politica locale gli fecero guadagnare una crescente base di sostenitori.

Nel 1977 fu eletto supervisore di San Francisco, diventando così la prima persona apertamente omosessuale a occupare una carica pubblica di rilievo negli Stati Uniti.

La Proposition 6

Il suo lavoro più noto è stato il sostegno all’approvazione della Proposition 6, una legge che avrebbe vietato alle persone omosessuali di insegnare nelle scuole pubbliche della California. La Proposition 6 è stata sconfitta principalmente grazie agli sforzi di Milk e di altre persone attiviste che hanno lavorato duramente per contrastare la discriminazione.

Purtroppo, la tragica interruzione della carriera avvenne quando fu assassinato nel novembre 1978. L’omicidio di Harvey Milk, insieme a quello del sindaco George Moscone, scosse la nazione, evidenziando le sfide e le minacce che le persone attiviste LGBTQIA+ affrontano nella loro lotta per i diritti civili.

La sua eredità rimane viva non solo per la comunità LGBT

La sua eredità, tuttavia, è rimasta forte nel tempo. La vita di Harvey Milk è stata raccontata nel film “Milk” del 2008, che ha vinto diversi premi Oscar, contribuendo a diffondere la sua storia e il suo impatto sulla lotta per i diritti LGBTQIA+. Il suo coraggio e la sua determinazione hanno ispirato molte persone a entrare nell’attivismo e a lottare per un mondo più equo.

La giornata del suo assassinio, il 27 novembre, è diventata una giornata di commemorazione e riflessione sulla lotta per i diritti civili.

Harvey Milk è un simbolo di speranza e cambiamento, e la sua figura continua a motivare le generazioni future a perseguire la giustizia e l’uguaglianza per tutte le persone, indipendentemente dall’orientamento sessuale. La sua vita e il suo lavoro rimangono un faro guida per coloro che cercano di creare un mondo più giusto.

Harvey Milk ha lottato per l’uguaglianza, lavorando instancabilmente per combattere l’omofobia e promuovere i diritti civili. La sua storia può insegnare a noi e alle future generazioni il valore dell’attivismo pacifico e dell’impegno civico, mostrando che anche una singola voce può avere un impatto sul mondo.

Quali sono i personaggi chiave del movimento LGBTQIA?

Quali sono le figure chiave del movimento LGBTQIA+?

Nell’incantevole mosaico del movimento LGBTQIA+, emergono diverse figure intraprendenti che hanno plasmato il corso della storia, ispirando cambiamenti positivi e aprendo porte verso l’accettazione e l’uguaglianza. Ma quali sono le figure chiave?
Oggi vi parlerò di Marsha P. Johnson e della sua forza rivoluzionaria.

 

Quali sono i personaggi chiave del movimento LGBTQIA?

Marsha P. Johnson, icona della rivoluzione LGBTQIA+, ha scolpito il suo nome nella storia come una figura determinante nella lotta per i diritti civili. Nata nel 1945, ha attraversato un’epoca in cui la discriminazione basata sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere era ancora fortemente radicata soprattutto a livello istituzionale.
La sua notorietà raggiunse l’apice durante la Rivolta di Stonewall nel 1969, un evento catalizzatore per il movimento LGBTQIA+.

Marsha P. Johnson, una donna transgender afroamericana, fu in prima linea a sfidare le oppressioni della polizia e contribuendo a innescare una serie di manifestazioni che avrebbero cambiato la percezione delle persone LGBTQIA+ nel mondo intero.

Cerchiamo di dare qualche informazione per contestualizzare:

negli Stati Uniti, le leggi che criminalizzavano l’omosessualità erano ancora presenti in molte giurisdizioni. Per fare un paio di esempi: esisteva una legge che vietava di servire da bere alle persone omosessuali e scambiarsi un semplice bacio in pubblico era punibile con l’arresto immediato.
Lo Stonewall Inn era un bar frequentato principalmente da persone LGBTQIA+ a New York. La sera del 28 giugno la polizia fece irruzione. Le irruzioni nei locali frequentati dalla comunità LGBTQIA+ (luoghi che avevano anche il ruolo di rifugio per le persone non etero e non cis) erano comuni perché motivate, appunto, dalle leggi discriminatorie vigenti.

Quella notte accadde qualcosa

Marsha P. Johnson insieme all’amica Sylvia Rivera si scagliarono per prime contro la polizia per ribellarsi alla violenza a cui erano sottoposte da anni. Insieme a loro, tutte le persone iniziarono a lottare e a resistere contro l’arresto. L’atmosfera si intensificò, e la tensione sfociò in veri e propri scontri con la polizia. La folla crescente mostrò una resistenza sempre più decisa contro l’oppressione e la discriminazione di cui erano stati oggetto per troppo tempo. Le rivolte di Stonewall durarono per diversi giorni, coinvolgendo la comunità LGBTQIA+ e sostenitori dei diritti civili.

Questi eventi rappresentarono una svolta nella lotta per i diritti, ispirando la formazione di gruppi di attivisti e il sorgere di movimenti di liberazione queer. La data delle rivolte di Stonewall, il 28 giugno, è ora commemorata in molte parti del mondo come il Pride Day, un giorno dedicato alla celebrazione e alla riflessione sulla storia e sui diritti della comunità LGBTQ+. (Ora sai perché esiste ed è importante il Pride).

Figura chiave per i diritti civili

Ma l’eredità di Marsha P. Johnson non si limita alle rivolte di Stonewall. Insieme a Sylvia Rivera, fondò la Street Transvestite Action Revolutionaries (STAR), un’organizzazione che si dedicava a sostenere e fornire rifugio alle persone transgender senza una casa. La sua dedizione ad aiutare le persone marginalizzatei dimostra la sua visione di un movimento LGBTQ+ in cui ogni individuo è riconosciuto e accettato.

Marsha P. Johnson non era solo un’attivista, ma anche un’icona di espressione autentica e audace. La sua presenza vibrante e il suo amore contagioso hanno reso impossibile ignorare la sua importanza nel progresso della società.

La sua vita fu piena di sfide terribili

Marsha dovette affrontare discriminazioni multiple, compresa la discriminazione razziale e la stigmatizzazione legata alla sua identità transgender. La sua determinazione a resistere a queste pressioni dimostra la forza di carattere che ha alimentato il suo attivismo.
Il 30 giugno 1992, Marsha P. Johnson fu tragicamente trovata morta nel fiume Hudson a New York. La sua morte fu inizialmente classificata come suicidio, ma molte persone sostengono che sia stata vittima di un omicidio motivato da discriminazione e odio.

Il suo spirito continua a essere una guida per tutte e tutti noi

Anche dopo la sua morte, il suo spirito vive attraverso il ricordo di chi ha continuato la sua lotta per l’uguaglianza e la giustizia per le persone LGBTQIA+.
In conclusione, Marsha P. Johnson rimane un faro di speranza e un modello di attivismo coraggioso. La sua eredità non solo onora il suo contributo alla storia LGBTQ+, ma ci spinge anche a riflettere sulle sfide che le persone transgender affrontano ancora oggi e a continuare la sua lotta per un mondo in cui tutte le persone possano vivere autenticamente e senza paura.

Parlare di Marsha significa parlare di resistenza e dignità.

Perché-parlare-di-tematiche-LGBTQIA-con-bambine-bambini-e-adolescenti?

Perché parlare di tematiche LGBTQIA+ con bambine, bambini e adolescenti?

In un mondo sempre più globalizzato, le differenti culture si intrecciano e la questione dei diritti civili, ora più che mai, diventa un argomento di risonanza mondiale, influenzando e coinvolgendo comunità di ogni parte del globo (terraqueo, semi cit).
Diventa di fondamentale importanza affrontare apertamente questo discorso con bambine, bambini e adolescenti perché un dialogo aperto non solo favorisce la comprensione, ma allena l’empatia e una mentalità aperta.

 

Perché-parlare-di-tematiche-LGBTQIA-con-bambine-bambini-e-adolescenti?

Innanzitutto, è importante fornire una definizione chiara e accessibile dei termini associati al movimento e alle tematiche LGBTQIA+. Spiegare cosa significa essere persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer, intersessuali e di altre identità è il primo passo per dissipare confusioni e pregiudizi.

L’utilizzo di esempi concreti e storie coinvolgenti può rendere questi concetti più tangibili per le persone giovani.
Se è vero che in Europa molte scuole hanno implementato programmi di educazione sulla cultura LGBTQIA+, al fine di sensibilizzare studentesse e studenti sull’importanza di questo movimento – mostrando storie di discriminazione e storie di successo – in Italia, al momento, non sembra essere possibile attuare iniziative simili.

Perché non parlare di tematiche LGBTQIA+ è un’occasione persa di crescita?

Perché le storie di successo forniscono modelli positivi che possono ispirare, decostruire stereotipi, offrire in generale un’opportunità educativa per tutte le persone, giovani e meno giovani. Vedere individui che hanno superato sfide simili può aiutare a costruire fiducia e a far comprendere che una vita autentica è possibile.

Inoltre le storie di discriminazione aiutano a comprendere le sfide e le difficoltà affrontate dalle persone LGBT nella vita di tutti i giorni e a promuovere la consapevolezza sulle disuguaglianze sociali che ancora esistono.

Perché in Italia c’è ostruzionismo?

Perché le tematiche LGBT – insieme alla possibilità di introdurre l’educazione affettiva e sessuale – sono state strumentalizzate da alcuni gruppi politici cattolici con l’obiettivo di creare paura e confusione.
Esempi come la teoria gender (che non esiste), la messa al bando di alcuni libri ritenuti pericolosi (proprio come con l’Index Librorum Prohibitorum), il volantinaggio davanti alle scuole con informazioni false, sono tutte azioni che hanno lo scopo di mantenere un controllo sulla vita delle persone.

Integrare modelli che riflettano differenti identità sessuali e di genere, invece, aiuterebbe le persone più giovani non solo a sviluppare una visione più aperta della realtà che li circonda ma anche a far sentire più al sicuro una ragazza o un ragazzo LGBT.

Ed ecco il punto centrale di una cultura aperta alle differenze

L’importanza di creare ambienti sicuri e accoglienti. Un clima consapevole a scuola aiuterebbe a far crescere il benessere emotivo e psicologico di studenti LGBTQIA+ e, allo stesso tempo, favorirebbe un senso di comunità tra coetanee e coetanei.

E invece cosa ci dicono i dati?

I dati ci dicono che la scuola è percepita come l’ambiente meno sicuro perché proprio a scuola avviene la maggior parte delle violenze fisiche e psicologiche. Per questo motivo, coinvolgere genitrici e genitori è cruciale nel processo educativo. Fornire loro risorse informative, come guide educative e seminari, può contribuire a superare eventuali resistenze o incomprensioni.

Il paradosso scolastico sulle tematiche LGBTQIA+

In questo contesto storico, se la scuola non riesce a svolgere il proprio ruolo di esempio come istituzione per la crescita emotiva e culturale delle persone giovani, affidandosi piuttosto alla sensibilità individuale delle e degli insegnanti anziché strutturare un percorso educativo adatto ai tempi attuali, il compito di fornire modelli diversi potrebbe ricadere proprio sulle famiglie. Questo è paradossale perché viene meno il ruolo fondamentale della scuola come fonte di innovazione e potenziale alternativa rispetto ai modelli familiari.

Continuare a concentrarsi esclusivamente sulla didattica, sui voti e sulla disciplina, senza adeguarsi ai cambiamenti della società, non è più sufficiente.

Inoltre, sorge un problema: quando l’ambiente familiare è omofobo e violento, se anche la scuola è uno spazio arido, le ragazze e i ragazzi LGBT dove trovano uno spazio sicuro?
Da nessuna parte. Forse, oggi, sui social. Ma non è abbastanza. In questo possono emergere episodi di ansia, depressione, pensieri suicidi – spesso non dichiarati – ma espressi attraverso sintomi come assenze scolastiche o interrogazioni andate male.

Ecco perché le persone adulte devono essere preparate sulle tematiche LGBTQIA+, ecco perché a scuola devono esserci delle ore dedicate a queste tematiche, ecco perché bisogna continuare a parlarne. È importante essere persone preparate a rispondere alle domande delle nostre figlie e dei nostri figli in modo aperto e informato, creando un ambiente in cui il dialogo sulle differenze sessuali e di genere è incoraggiato!
I benefici di parlare del movimento LGBTQIA+ con bambine, bambini e adolescenti sono molteplici. Innanzitutto, si contribuisce a combattere l’omofobia e la transfobia fin dalla giovane età, promuovendo una cultura di rispetto reciproco.
Inoltre, questo dialogo apre la porta a una maggiore comprensione di sé e delle altre persone, favorendo la crescita di individui consapevoli e solidali.

In conclusione, integrare il movimento LGBTQIA+ nella conversazione educativa con bambine, bambine e adolescenti è un passo fondamentale verso la creazione di una società più rispettosa delle molteplici differenze. Attraverso il dialogo aperto, la rappresentazione positiva e l’istituzione di ambienti sicuri, possiamo contribuire a plasmare le future generazioni in modo che abbraccino la cultura delle differenze come un valore prezioso e fondamentale di arricchimento personale e sociale.

Cosa significa LGBTQIA guida per genitrici genitori e insegnanti

Cosa significa LGBTQIA+: guida per genitrici, genitori e insegnanti

L’acronimo LGBTQIA+ rappresenta un universo di identità e orientamenti sessuali che può risultare complesso per coloro che non sono familiari con le differenti esperienze umane.
Questo articolo – insieme alla rubrica di cui fa parte – mira a esplorarne il significato fornendo una guida approfondita ed empatica. Il suo scopo è rivolto non solo a tutte le persone smarrite di fronte a parole e acronimi sconosciuti ma, soprattutto, a interrompere il ciclo di discriminazioni che le persone LGBTQIA+ sono costrette ancora a subire a causa di pregiudizi basati sull’ignoranza. Riconoscere che l’apprendimento è un percorso continuo nella vita di un individuo – a prescindere dall’età – può rappresentare un vantaggio significativo per la vita sociale di tutte e tutti noi.
Fatta questa premessa, entriamo nel dettaglio dell’acronimo.

Cosa significa LGBTQIA guida per genitrici genitori e insegnanti

“L”: lesbica

La “L” identifica le persone lesbiche. Le persone lesbiche sono donne che sperimentano attrazione affettiva e/o sessuale verso altre donne. La parola lesbica non è una parolaccia e sì, si può – si deve – usare ad alta voce. Le lesbiche portano tacchi e/o scarpe da ginnastica e no, non tutte hanno una camicia a quadri nel proprio armadio. (Io, per esempio, non ne ho mai avuta una). Se pensate di poter capire l’orientamento sessuale di una ragazza in base al suo modo di vestire, state cadendo nella trappola degli stereotipi.
Le lesbiche non sono “uomini mancati” e non sono lesbiche perché “non hanno trovato l’uomo giusto”. Non si è lesbiche per una causa, lo si è e basta. Come per le persone etero.
Le lesbiche sono semplicemente donne a cui piacciono altre donne. Fine.
Mentre scrivo queste parole, rifletto sulle molteplici volte in cui ho dovuto ripetere, nella mia vita, questa dichiarazione ovvia e mi sforzo di far comprendere quanto sia scoraggiante e frustrante dover ribadire concetti così elementari per contrastare gli stereotipi. Scriverò un articolo su questo tema perché merita attenzione. Se leggendo queste parole provate un senso di orticaria irrefrenabile, probabilmente il livello di omofobia che avete in corpore è più alto di quanto immaginiate.

La buona notizia è che esiste una cura: conoscere. Diventa fondamentale per genitrici, genitori e insegnanti comprendere che l’amore e le relazioni possono manifestarsi in molteplici modi e coltivare l’apertura mentale nelle vostre vite aiuterà anche quella delle generazioni successive.

“G”: gay

La “G” rappresenta gli uomini gay, persone attratte emotivamente e/o sessualmente da altri uomini. Pertanto, il termine gay si riferisce esclusivamente agli uomini e non comprende entrambi i generi. Non è dunque un termine generico. Un uomo gay non è “una donna mancata”. L’unico elemento fondamentale mancante nella vita di una persona omosessuale è una società che sia libera dalle discriminazioni. Dire “fr*cio” a una persona rappresenta violenza e discriminazione, equiparabile a dire “neg*o”. Se l’impossibilità di esprimere tali insulti è motivo di sconcerto per alcune persone, è indicativo di una mancanza di sostanza di tali soggetti. Consiglio: teneteli lontani dalle vostre vite. Educare e aumentare la consapevolezza sono elementi fondamentali per dissipare i pregiudizi e favorire ambienti inclusivi, dove l’amore, le relazioni e le persone non sono vincolati agli stereotipi di genere.

“B”: bisessuale

La “B” comprende le persone bisessuali che possono provare attrazione sia per uomini che per donne. No, non sono persone confuse. No, non si è bisessuali in gioventù e poi si cresce e si “torna” eterosessuali. La bisessualità non è una fase. Pensare in questo modo significa pensare in modo eteronormativo (torneremo su questo termine). Se sei un uomo e la tua compagna ti dice che è attratta dalle donne non è l’inizio di un porno ma potrebbe essere la fine della vostra relazione quindi prendila sul serio. Le persone bisessuali esistono e sono anche molte di più di quello che crediate. Alle persone adulte viene chiesto, di supportare la comprensione delle sfumature della bisessualità, incoraggiando il rispetto per le differenze delle esperienze umane.

La “T” di LGBTQIA+ sta per transgender

“T” si riferisce alle persone transgender, persone il cui genere in cui si identificano non corrisponde al sesso assegnato alla nascita. Comprendere le sfide e i bisogni delle persone transgender è essenziale per costruire ambienti scolastici e domestici inclusivi. Queste persone spesso sono particolarmente vulnerabili all’ostilità, in gran parte a causa dello stigma e dell’ignoranza ancora diffusi. Un esempio eloquente di questo stigma emerge quando si menziona una persona transgender: spesso l’associazione automatica riguarda aspetti negativi come droga e prostituzione.

Questa associazione negativa costituisce uno stigma, un marchio che non tiene conto della realtà di individui transgender che possono essere studentesse, studenti, professioniste, professionisti o bambine e bambini. Nell’immaginario collettivo, la rappresentazione predominante di una persona transgender si lega erroneamente a situazioni criminali riportate dai media, complice la cattiva informazione dei media. Riconoscere questa vulnerabilità – non data dall’identità di genere non conforme alle aspettative sociali ma da un ambiente ostile – sottolinea l’importanza di adottare misure per proteggere e sostenere le persone transgender, promuovendo ambienti rispettosi e consapevoli.

Cosa significa la “Q” di LGBTQIA+?

“Q” sta per queer. Il termine queer ha una storia complessa e ha subito diverse evoluzioni nel corso del tempo. In origine, era utilizzato come un termine offensivo per riferirsi alle persone omosessuali. Tuttavia, a partire dagli anni ’80, la comunità LGBTQ+ ha iniziato a riappropriarsi del termine, utilizzandolo come un modo di sfidare le categorie binarie di genere e sessualità. Negli anni ’90, il termine “queer” è stato adottato come un’etichetta politica e culturale che abbraccia l’identità e l’espressione di genere al di fuori delle norme tradizionali.

Cosa significa “I” di LGBTQIA+ ?

La “I” designa le persone intersex, nate con caratteristiche fisiche, ormonali o genetiche che non rientrano nelle aspettative tradizionali legate al sesso. Eliminare la stigmatizzazione intorno all’interessualità richiede consapevolezza e comprensione. Molte persone non sono consapevoli della diversità intersessuale o non hanno accesso a informazioni accurate sulla questione. La mancanza di consapevolezza porta inevitabilmente a pregiudizi e a ignoranza, contribuendo all’invisibilizzazione e alla costruzione di un contesto sociale ostile.

E la “A” di LGBTQIA+ ?

La “A” può rappresentare le persone a-sessuali, che non sperimentano attrazione sessuale, o a-romantiche, che non sperimentano attrazione romantica. Sensibilizzare su queste identità aiuta a sfidare pregiudizi e favorisce un ambiente accogliente. In una cultura come la nostra che vede nella vita di coppia una delle realizzazioni sociali più riconosciute, diventa difficile per le persone a-sessuali e a-romantiche sostenere la pressione sociale.

E quel “+” di LGBTQIA+ ?

Il “+” finale include identità e orientamenti sessuali che potrebbero non essere inclusi nelle lettere specifiche dell’acronimo. Questo simboleggia la continua evoluzione del linguaggio per abbracciare i differenti modi di essere persone individui nel mondo.
Se, al termine della spiegazione di quest’acronimo, avverti di aver colmato una lacuna e nutri la curiosità di esplorare ulteriori argomenti, possiedi già un germoglio dentro di te; confido nel fatto che la continua lettura di questo blog possa arricchirti ancora di più. Se, invece, ritieni superfluo addentrarti perché “siamo tutti uguali e non esistono discriminazioni e bla bla”, ti incoraggio a restare, poiché sono qui proprio per te. Forse non hai avuto l’opportunità di informarti nel corso della tua vita, oppure temi di confrontarti con la realtà perché potrebbe essere dolorosa.

Conclusioni:
Comprendere l’acronimo “LGBTQIA+” (che talvolta troverete anche nella forma ridotta LGBT o LGBT+) non è solo un passo verso la consapevolezza, ma un contributo significativo alla costruzione di un mondo più equo. Noi tutte persone adulte giochiamo un ruolo cruciale nel plasmare le mentalità delle nuove generazioni.
Comprendere il significato di LGBTQIA+ non solo è importante perché viviamo in una società costituita da differenti identità, ma anche perché, potremmo essere noi stesse o noi stessi a trovarci di fronte a situazioni inaspettate.

Non sappiamo se, nel corso del tempo, nostro figlio, nostra figlia, un compagno di scuola di nostro figlio potrebbero rivelare di non rispecchiare le aspettative sociali. Essere informati su queste tematiche ci consente di essere persone preparate e di garantire un sostegno amorevole, contribuendo a creare un ambiente in cui ogni persona possa essere se stessa senza la paura di giudizi. È un modo per costruire relazioni solide e per insegnare alle nostre persone care che saranno accettate indipendentemente dalla propria identità di genere o dal proprio orientamento sessuale.

come gestire enuresi notturna nelle bambine e nei bambini?

Cos’è l’enuresi notturna? Perché è importante conoscerla?

Cos’è l’enuresi notturna? Come gestire l’enuresi notturna nelle bambine e nei bambini?

Partiamo dal significato del termine enūréō, parola che deriva dal greco e significa “urinare in”. L’enuresi notturna è lo svuotamento involontario della vescica durante il sonno: la “pipì a letto”.

 

 

come gestire enurei bambini

 

Secondo una indagine condotta dalla Società italiana di Pediatria, l’enuresi è una condizione molto frequente che interessa circa il 12-15% delle bambine e dei bambini intorno ai 5 anni, il 5% intorno ai 10 anni e circa l’1% delle ragazze e dei ragazzi dopo i 14 anni.

Le cause possono essere diverse e possono coesistere:

  • genetiche: nel 75% dei casi almeno un familiare ha sofferto di enuresi.
  • psicologiche: ambiente familiare conflittuale, lutto, malattia, abusi, separazione dei/lle genitori/trici.
  • fisiologiche: disfunzioni ormonali, sovrapproduzione di urina, iperattività del detrusore vescicale.

Fino ai 5 anni non vi è motivo di preoccuparsi. Il controllo degli sfinteri inizia intorno ai 18 mesi e termina tra i 3/5 anni. Quando gli episodi di enuresi notturna si presentano dopo i 5 anni, invece, è bene non sottovalutarli e informare il/la proprio/a pediatra per monitorarli.

Pur essendo una condizione frequente, nelle famiglie esistono ancora molte difficoltà sul tipo di approccio da seguire per tutta una serie di ragioni che coinvolgono le stesse genitrici e gli stessi genitori: possono, ad esempio, sentirsi troppo responsabili del problema o non sentirsi affatto responsabili del problema.

Ma come si sente un bambino o una bambina in questa condizione?

Vergogna, difficoltà nel dormire fuori casa, sonno disturbato, problemi scolastici, sono alcuni degli aspetti più frequenti per chi soffre di enuresi.

Senza contare lo stress che possono causare le terapie farmacologiche e comportamentali a cui, se necessario e su indicazione del medico curante, vengono sottoposti/e.

Chi vive questo tipo di condizione con le proprie figlie e i propri figli sa che possono essere prescritti farmaci come l’imipramina (antidepressivo) o la desmopressina (ormone antidiuretico). Inoltre possono essere stabilite alcune regole comportamentali come le sveglie notturne o la riduzione di assunzione di liquidi dopo le ore 18.

Tutto questo, seppure in funzione del superamento di un problema, sottopone a uno stress psicologico e fisico (la tossicità dei farmaci è un fattore da tenere sempre presente).

Libri per l’infanzia che favoriscono la comunicazione in famiglia, un modo di gestire l’enuresi notturna

Per sdoganare questo tabù, nel libro “Leo” si parla di enuresi e di come, talvolta, “la pipì a letto”, possa essere il sintomo – e non la malattia – di qualcosa di più profondo a livello emotivo.

Ma a prescindere da quali possano essere le cause che solo uno/una specialista della salute può stabilire – è importante sapere che si tratta di una condizione da non sottovalutare perché mina quotidianamente l’autostima e la fiducia delle nostre bambine e dei nostri bambini. Avere un approccio sereno e – assolutamente – non punitivo può essere sicuramente d’aiuto. Una volta accertate le cause del disturbo – qualunque esse siano – valutare, in ogni caso, la possibilità di ricevere un supporto psicoterapico può essere di fondamentale importanza per imparare a gestire le emozioni coinvolte.

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APPROFONDISCI:

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Cosa significa essere assertivi? Perché è importante per le bambine e i bambini?

Cosa significa essere assertivi? Perché è importante per le bambine e i bambini?

Perché è importante comunicare in modo assertivo con bambine e bambini?

L’assertività è la capacità di esprimere i propri sentimenti, le proprie opinioni, le proprie idee in modo sereno e chiaro.

 

 

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Aiutare i bambini e le bambine ad avere un comportamento assertivo – e quindi a riconoscere le proprie emozioni, le proprie idee e imparare ad esprimere tutto questo – è un grande dono che possiamo fare loro perché è un modo funzionale per permettergli di acquisire sicurezza. Avere un progetto educativo emozionale povero, invece, porterà i piccoli e le piccole ad adottare – con molta probabilità –  comportamenti aggressivi o passivi, dunque a voler imporre i propri bisogni e le proprie necessità oppure a non rispettare per niente se stessi/e.
Questa è una modalità che in età adulta può peggiorare se non si è in grado di modificarla attraverso un lavoro consapevole.

E allora come valorizzare una sana assertività nei bambini e nelle bambine?

  • 1. Ascoltando quello che provano, ascoltando la loro opinione su ciò che li circonda, senza giudizio. È importante che possano avere la libertà di esprimersi senza paura di essere giudicati/e.
  • 2. Aiutandoli/e a riconoscere quello che sentono per poter gestire, attraverso la pratica e in modo sempre più autonomo, l’emozione che si presenta, in modo tale da non averne timore.
  • 3. Ponendo loro delle domande funzionali affinché possano esprimersi pienamente.

Facciamo un esempio: un bambino litiga con un suo compagno di giochi. Per noi è una sciocchezza ma lui sta sperimentando, forse per la prima volta, cosa significhi essere arrabbiato, frustrato o spaventato.

Se interveniamo in modo tale da sminuire l’accaduto – dicendo ad esempio “dai, non è successo nulla. Smettila di piangere!” – non lo aiuteremo nè a gestire le emozioni con cui si sta misurando né a tirare fuori le risorse per una situazione che potrebbe presentarsi in futuro. Anche se le nostre intenzioni sono quelle di ristabilire l’armonia nel più breve tempo possibile, con molta probabilità, la sua rabbia si riverserà anche verso di noi e le urla si sentiranno per un bel po’. Oppure sentirà di non essere abbastanza importante, perché non stiamo considerando quello che sente e, in un futuro, è possibile che non manifesterà ciò che prova.

Perché è importante comunicare in modo assertivo con bambine e bambini?

Capire che per lui quella lite è importante, come  l’emozione che sta vivendo, è un compito molto delicato che spetta alle persone adulte. Solo così quel bambino riuscirà a tirar fuori le risorse necessarie per potersela cavare da solo in futuro, in modo assertivo appunto.

Una buona comunicazione è essenziale per lo sviluppo emotivo dei bambini e delle bambine, soprattutto nei momenti in cui le emozioni sembrano prendere il sopravvento. È, inoltre, una competenza complessa che comprende diverse attitudini (ad esempio l’empatia) che un genitore o una genitrice devono poter sviluppare per creare un ambiente favorevole.

L’assertività non solo è alla base di una buona autostima – nostra e dei/lle nostri/e bambini/e – ma è anche una delle chiavi per avere relazioni sane ed equilibrate.