Omofobia, un fenomeno complesso
L’omofobia è un fenomeno ancora molto diffuso e complesso che continua a minare l’uguaglianza e il rispetto per le persone LGBTQIA+ in tutto il mondo. Per sconfiggere questa forma di discriminazione, è fondamentale comprendere il concetto di omofobia e le sue conseguenze. In questo articolo esploreremo – a grandi linee – le diverse sfaccettature di questo fenomeno, le cause e l’impatto che ha sulle persone coinvolte.
L’omofobia – omotransfobia – è un termine che indica la paura, l’odio e la discriminazione nei confronti delle persone omosessuali, lesbiche, bisessuali e transgender (LGBT+). Questa forma di discriminazione può manifestarsi in vari modi, inclusi pregiudizi, violenza fisica e verbale, discriminazione sul posto di lavoro, nell’istruzione o con l’adozione di politiche discriminatorie da parte delle istituzioni.
È importante riconoscere che l’omofobia non riguarda solo gli attacchi diretti, ma anche atteggiamenti subdoli e sistematici che possono minare il benessere e la sicurezza delle persone LGBT+.
In generale, è un fenomeno complesso che cambia in base al Paese e alla cultura in cui ci troviamo. In alcuni luoghi si viene ancora arrestatə o uccisə se persone omosessuali, in altri trattatə come cittadinə di serie B.
Se pensi che in Italia l’omofobia non esista probabilmente stai ignorando il problema che, invece, è di tipo strutturale, quindi molto radicato nella nostra cultura.
Esistono differenti tipi di omofobia
Omofobia sociale
Si riferisce alla discriminazione e alla mancanza di accettazione sociale delle persone LGBTQIA+. Questo tipo di omofobia si manifesta attraverso atteggiamenti negativi, discriminazione in famiglia, sul posto di lavoro, nelle scuole o nei luoghi pubblici, con linguaggio e comportamento violento. Questo tipo di omofobia alimenta lo stigma sociale, infatti le persone discriminate possono sperimentare isolamento, esclusione e ostracismo, il che può avere gravi conseguenze sul benessere emotivo.
Omofobia istituzionale
Si riferisce alla discriminazione e alla mancanza di uguaglianza perpetrate dalle istituzioni, organizzazioni religiose, enti educativi o altre istituzioni sociali contro le persone LGBTQIA+. Questo tipo di omofobia si manifesta attraverso politiche discriminatorie come la mancanza di leggi specifiche contro i crimini d’odio (di cui le persone LGBT+ sono spesso vittime) o le disuguaglianze nell’accesso ai servizi pubblici.
Le unioni civili, per esempio, non sono come il matrimonio per le persone etero: non ci sono gli stessi diritti, non ci sono gli stessi doveri. In ordine sparso: il riconoscimento di figlie e figli la maggior parte delle volte deve passare dall’approvazione di un tribunale (con tutto ciò che comporta l’attesa di un riconoscimento). Adottare bambine e bambini non è previsto. E accedere alla PMA, procreazione medicalmente assistita, non è possibile. Per non parlare della GPA (gestazione per altri).
Tornerò su questo argomento perché merita di essere approfondito.
Omofobia interiorizzata
L’omofobia interiorizzata è un fenomeno in cui le persone LGBT+ interiorizzano i pregiudizi e gli atteggiamenti negativi verso se stesse a causa della pressione sociale e culturale. In altre parole, coloro che sperimentano questo tipo di omofobia iniziano a credere e ad accettare i messaggi negativi riguardo alla propria identità sessuale o di genere. Questo può portare a sentimenti di vergogna, colpa, autostima ridotta. L’omofobia interiorizzata è spesso il risultato della mancanza di accettazione da parte della famiglia, della comunità o della società nel suo complesso. Affrontare e superare l’omofobia interiorizzata può richiedere tempo, sostegno psicologico e un processo di accettazione di sé più profondo.
Tutti questi tipi di omofobia portano a una condizione di minority stress.
Minority stress è la tensione psicologica costante che le persone LGBT+ possono sperimentare a causa della discriminazione e del pregiudizio che subiscono continuamente.
Questa condizione può contribuire a depressione, ansia, disturbi dell’umore e malattie croniche.
Ecco perché una ragazza e un ragazzo LGBT+ sono tre volte più a rischio suicidio rispetto a una ragazzo o a una ragazza etero, cis.
E sono più a rischio non perché persone omosessuali ma perché discriminate in quanto persone omosessuali. Questo dato dovrebbe bastare a una persona adulta per capire l’importanza di interrompere il ciclo di discriminazione.
Piccola nota: non ho mai amato il termine “omofobia” sebbene lo adoperi per comodità. Questo perché il concetto di “fobia” suggerisce una paura irrazionale, mentre la discriminazione verso le persone LGBT+ è meglio descritta come “omonegatività”. Quest’ultima nasce da pregiudizi e ignoranza anziché da una vera e propria paura. È importante notare che, mentre il termine “fobia” implica che il soggetto stesso sia colui che soffre, nell’omofobia è la persona oggetto di tale ostilità a subire le conseguenze. Lo scenario cambia notevolmente.
In conclusione, combattere questo fenomeno richiede sicuramente preparazione, impegno ed empatia. Non è più accettabile che, nel 2024, venga ignorato perché è in gioco la vita di giovani persone.
Qui sotto trovi un video di Perfette Sconosciute sull’omofobia.
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