Cos’è l’enuresi notturna? Perché è importante conoscerla?
Cos’è l’enuresi notturna? Come gestire l’enuresi notturna nelle bambine e nei bambini?
Partiamo dal significato del termine enūréō, parola che deriva dal greco e significa “urinare in”. L’enuresi notturna è lo svuotamento involontario della vescica durante il sonno: la “pipì a letto”.
Secondo una indagine condotta dalla Società italiana di Pediatria, l’enuresi è una condizione molto frequente che interessa circa il 12-15% delle bambine e dei bambini intorno ai 5 anni, il 5% intorno ai 10 anni e circa l’1% delle ragazze e dei ragazzi dopo i 14 anni.
Le cause possono essere diverse e possono coesistere:
- genetiche: nel 75% dei casi almeno un familiare ha sofferto di enuresi.
- psicologiche: ambiente familiare conflittuale, lutto, malattia, abusi, separazione dei/lle genitori/trici.
- fisiologiche: disfunzioni ormonali, sovrapproduzione di urina, iperattività del detrusore vescicale.
Fino ai 5 anni non vi è motivo di preoccuparsi. Il controllo degli sfinteri inizia intorno ai 18 mesi e termina tra i 3/5 anni. Quando gli episodi di enuresi notturna si presentano dopo i 5 anni, invece, è bene non sottovalutarli e informare il/la proprio/a pediatra per monitorarli.
Pur essendo una condizione frequente, nelle famiglie esistono ancora molte difficoltà sul tipo di approccio da seguire per tutta una serie di ragioni che coinvolgono le stesse genitrici e gli stessi genitori: possono, ad esempio, sentirsi troppo responsabili del problema o non sentirsi affatto responsabili del problema.
Ma come si sente un bambino o una bambina in questa condizione?
Vergogna, difficoltà nel dormire fuori casa, sonno disturbato, problemi scolastici, sono alcuni degli aspetti più frequenti per chi soffre di enuresi.
Senza contare lo stress che possono causare le terapie farmacologiche e comportamentali a cui, se necessario e su indicazione del medico curante, vengono sottoposti/e.
Chi vive questo tipo di condizione con le proprie figlie e i propri figli sa che possono essere prescritti farmaci come l’imipramina (antidepressivo) o la desmopressina (ormone antidiuretico). Inoltre possono essere stabilite alcune regole comportamentali come le sveglie notturne o la riduzione di assunzione di liquidi dopo le ore 18.
Tutto questo, seppure in funzione del superamento di un problema, sottopone a uno stress psicologico e fisico (la tossicità dei farmaci è un fattore da tenere sempre presente).
Libri per l’infanzia che favoriscono la comunicazione in famiglia, un modo di gestire l’enuresi notturna
Per sdoganare questo tabù, nel libro “Leo” si parla di enuresi e di come, talvolta, “la pipì a letto”, possa essere il sintomo – e non la malattia – di qualcosa di più profondo a livello emotivo.
Ma a prescindere da quali possano essere le cause – che solo uno/una specialista della salute può stabilire – è importante sapere che si tratta di una condizione da non sottovalutare perché mina quotidianamente l’autostima e la fiducia delle nostre bambine e dei nostri bambini. Avere un approccio sereno e – assolutamente – non punitivo può essere sicuramente d’aiuto. Una volta accertate le cause del disturbo – qualunque esse siano – valutare, in ogni caso, la possibilità di ricevere un supporto psicoterapico può essere di fondamentale importanza per imparare a gestire le emozioni coinvolte.
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