Cosa significa LGBTQIA+? Questa sigla è sempre più presente nel nostro linguaggio quotidiano e nei dibattiti educativi e culturali. Genitrici e genitori, insegnanti, educatrici ed educatori, così come tutte le persone a contatto con bambine, bambini e adolescenti, hanno oggi la responsabilità di comprendere appieno il significato dietro ogni lettera. È un passo fondamentale per promuovere rispetto, accoglienza e valorizzazione delle differenze in ogni ambiente sociale ed educativo. Ma cosa rappresenta esattamente ogni lettera della sigla LGBTQIA+? Vediamolo insieme.
L – Lesbiche
La “L” indica le donne che provano attrazione romantica, affettiva o sessuale per altre donne. Un aspetto meno noto è che le donne lesbiche sono state storicamente pionieristiche nelle lotte per l’emancipazione femminile e per i diritti civili in generale, combattendo spesso in prima linea senza ottenere la stessa visibilità data agli uomini gay.
G – Gay
La lettera “G” indica gli uomini attratti romanticamente, affettivamente o sessualmente da altri uomini. Sebbene oggi il termine sia prevalentemente associato agli uomini, inizialmente veniva usato in modo neutro per indicare tutte le persone attratte dallo stesso genere.
B – Bisessuali
La “B” rappresenta le persone che sentono attrazione romantica, affettiva o sessuale per più di un genere. Le persone bisessuali spesso affrontano stereotipi e pregiudizi sia dalle comunità eterosessuali che LGBTQIA+, ed è quindi fondamentale riconoscere e valorizzare la loro identità e le loro esperienze.
T – Transgender
La “T” indica le persone la cui identità di genere non corrisponde al sesso assegnato alla nascita. Una persona transgender può identificarsi come donna, uomo o come genere non-binario (al di fuori della classica divisione donna/uomo). Un aspetto meno conosciuto è che le persone transgender sono state spesso alla guida delle prime rivolte e movimenti LGBTQIA+, come la celebre rivolta di Stonewall del 1969, spesso dimenticata dai racconti storici tradizionali.
Q – Queer o Questioning
La lettera “Q” può avere due significati diversi: “queer” indica chi non vuole definire la propria sessualità o identità di genere secondo etichette tradizionali. Originariamente usata in senso dispregiativo, oggi questa parola è stata recuperata e rivendicata positivamente dalla comunità LGBTQIA+. “Questioning” invece descrive persone che stanno esplorando o mettendo in discussione la propria identità sessuale o di genere.
I – Intersessuali
La “I” rappresenta le persone nate con caratteristiche fisiche e biologiche che non corrispondono esclusivamente ai classici concetti di corpo femminile o maschile. Un fatto poco noto è che circa l’1,7% della popolazione mondiale nasce con variazioni intersessuali, una percentuale simile al numero di persone con capelli rossi, ma l’informazione resta ancora molto limitata.
A – Asessuali
La lettera “A” si riferisce alle persone che non provano attrazione sessuale verso altre persone, o la provano solo in determinate circostanze. Un mito da sfatare è che le persone asessuali siano incapaci di sentimenti profondi o avere relazioni significative; in realtà, molte persone asessuali instaurano rapporti romantici e affettivi intensi, semplicemente senza la componente sessuale.
+ (plus)
Il segno più (+) simboleggia tutte le altre identità di genere e orientamenti sessuali non esplicitamente incluse nella sigla, riconoscendo l’importanza dell’inclusione totale e aperta verso tutte le sfumature dell’identità umana.
Perché è importante comprendere la sigla LGBTQIA+?
Perché la conoscenza abbatte barriere, pregiudizi e stereotipi. Parlare apertamente delle identità sessuali e di genere fin dall’infanzia consente di creare una società rispettosa e consapevole. Permette inoltre a bambine, bambini e adolescenti di sentirsi validate e validati, accolte e accolti per quello che sono, contribuendo in maniera significativa al loro benessere emotivo e psicologico.
L’educazione alle differenze non è più una scelta, ma una responsabilità sociale e culturale, che deve coinvolgere famiglie, scuole e istituzioni.
Oggi si sente spesso dire: “Ci sono troppe etichette!”, ma nominare significa esistere. Fin troppo a lungo le persone LGBTQIA+ sono state relegate nel buio, senza voce e senza riconoscimento. Dare un nome alle identità non è creare confusione, ma fare luce su ciò che esiste da sempre. Ogni lettera è una storia che merita di essere ascoltata, non solo un’etichetta da ricordare.