Disturbi psicologici in famiglia: stigma, paure e silenzi

I disturbi mentali in famiglia rappresentano una delle sfide più complesse e silenziose da affrontare. Ansia, disturbo depressivo, disturbo bipolare, sono spesso accompagnati da un pesante bagaglio di stigma sociale e culturale. Ma perché questa vergogna? E quali sono le conseguenze di questo silenzio sulle bambine e sui bambini che crescono in famiglie che portano con sé questi tabù? Approfondiamo l’argomento da una prospettiva culturale e sociologica.

L’origine dello stigma: una prospettiva culturale

Le false credenze nelle culture antiche

Lo stigma legato ai disturbi mentali ha radici profonde e multidimensionali, intrecciate con la storia, la cultura e le strutture sociali. Nelle società antiche, la malattia mentale veniva spesso spiegata attraverso credenze soprannaturali.

In molte culture, si riteneva che fosse il risultato di possessioni demoniache, maledizioni o punizioni divine. Questo non solo isolava l’individuo, ma lo collocava anche in una dimensione di “alterità” che generava paura e sospetto, rafforzando l’idea che fosse pericoloso o inaffidabile. Questi pregiudizi non sono stati superati del tutto e si sono trasformati nel tempo, assumendo forme diverse.

La medicina moderna

Con l’avvento della medicina moderna, il disturbo mentale è stato spesso medicalizzato e ridotto a una devianza biologica, anziché essere visto come una parte complessa e interconnessa dell’esperienza umana. Ciò ha contribuito a perpetuare la percezione dei disturbi mentali come una rottura rispetto alle norme sociali.

Il sociologo canadese Erving Goffman, nel suo celebre libro “Stigma: notes on the management of spoiled identity”, analizza come la società crei etichette che separano le persone ritenute “diverse” da ciò che è considerato “normale.” Questa separazione alimenta un circolo vizioso di marginalizzazione e vergogna.

Anche i cambiamenti storici e culturali hanno avuto un ruolo significativo. Ad esempio, durante la Rivoluzione Industriale, la produttività individuale divenne centrale per il successo economico e sociale. Chi non era in grado di “contribuire” veniva visto come un peso. Questo paradigma è sopravvissuto fino ai giorni nostri: nelle società contemporanee, che enfatizzano il successo personale, la malattia mentale viene spesso considerata una forma di fallimento o debolezza.

La situazione contemporanea

Le norme sociali e culturali hanno contribuito ulteriormente a rafforzare lo stigma. In molte famiglie, ancora oggi, la salute mentale viene minimizzata o ignorata, a causa della paura di essere giudicati o emarginati. La narrazione collettiva tende ancora a preferire il silenzio, piuttosto che l’accettazione e il dialogo. Questo porta a un isolamento non solo dell’individuo, ma anche della famiglia che lo sostiene.

Capire le origini di questo stigma richiede, dunque, un’analisi interdisciplinare che includa il peso delle tradizioni, delle istituzioni religiose, dei sistemi economici e delle dinamiche sociali. Solo affrontando queste radici culturali e storiche possiamo iniziare a smantellare il pregiudizio che circonda la salute mentale.

Il ruolo della famiglia nello stigma

In molte culture, la famiglia rappresenta un microcosmo delle aspettative sociali. Quando un membro ha un disturbo mentale, gli altri componenti spesso temono di essere etichettati come “responsabili”. Questo meccanismo si traduce in una negazione del problema o nella sua banalizzazione.

Ad esempio, in alcune comunità si tende a parlare di “stress” o “esaurimento” invece di ansia e depressione, per rendere il problema socialmente accettabile. Tuttavia, questa narrazione non solo limita l’accesso alle cure, ma perpetua il tabù, trasmettendolo anche alle nuove generazioni.

L’impatto dello stigma dei disturbi mentali in famiglia su bambine e bambini

Uno degli aspetti più sottovalutati dello stigma riguarda l’effetto che ha sulle bambine e sui bambini che vivono in famiglie in cui una persona ha un disturbo psicologico. Il silenzio e la paura che circondano queste condizioni possono avere conseguenze a lungo termine sul loro sviluppo emotivo e psicologico.

Confusione e senso di colpa

Le bambine e i bambini, tendono a interpretare il comportamento dei familiari. Se un genitore, per esempio, ha una depressione o un disturbo bipolare e in famiglia non si parla apertamente di questo aspetto, le figlie e i figli potrebbero pensare di essere in qualche modo responsabili.

Normalizzazione del tabù

Crescere in un contesto in cui il disturbo psicologico è stigmatizzato non solo porta le bambine e i bambini a considerare questi temi come tabù, ma li predispone anche a interiorizzare un modello di pensiero in cui chiedere aiuto viene percepito come un segno di debolezza o un motivo di vergogna. Questa convinzione, una volta radicata, può influenzare il loro approccio alla salute mentale anche da adulti, indipendentemente dalla natura del problema che potrebbero affrontare. Anche di fronte a difficoltà diverse o nuove, come lo stress lavorativo, problemi relazionali o traumi personali, la paura del giudizio e la difficoltà a riconoscere il valore del supporto professionale possono diventare ostacoli significativi. Ciò evidenzia quanto sia importante promuovere un’educazione che normalizzi il ricorso al supporto psicologico come parte integrante del prendersi cura di sé.

Impatto sulla salute mentale

Oltretutto, il clima di tensione e silenzio all’interno della famiglia può alimentare sentimenti di ansia, isolamento e insicurezza nelle bambine e nei bambini. Questa atmosfera li priva di modelli positivi per affrontare e comunicare le emozioni o le difficoltà, contribuendo a una fragilità emotiva che può ripercuotersi nel tempo. La mancanza di spazi sicuri per esprimere i propri stati d’animo li porta a sviluppare una visione distorta della gestione della salute mentale, aumentando il rischio di problematiche psicologiche future, non solo come conseguenza dell’ambiente familiare, ma anche di eventuali sfide che incontreranno nel corso della vita.

Superare il silenzio: un cambiamento culturale necessario

Per abbattere lo stigma legato ai disturbi mentali in famiglia è necessario un cambiamento culturale profondo. Questo processo può partire dalla normalizzazione della conversazione sulla salute mentale. Parlare apertamente di ansia, depressione o altri disturbi non solo aiuta la persone che ha questa condizione, ma educa anche i membri della famiglia a comprendere e accettare queste condizioni. Comprese bambine e bambini.

Alcune strategie utili:

Educazione e consapevolezza

Introdurre programmi educativi nelle scuole che affrontino il tema della salute mentale può aiutare a comprendere che i disturbi mentali sono parte della vita, proprio come quelli fisici.

Uso di risorse culturali e mediatiche: film, libri e serie TV che rappresentano realisticamente le sfide dei disturbi mentali possono contribuire a ridurre il tabù.

Creazione di spazi sicuri per il dialogo: promuovere gruppi di supporto o eventi comunitari in cui le famiglie possano condividere le loro esperienze senza timore di giudizio può aiutare a spezzare il silenzio.

Conclusione

Lo stigma legato ai disturbi mentali in famiglia non è solo una questione personale, ma un problema culturale e sociale. Superare questo ostacolo richiede una maggiore consapevolezza collettiva e un cambiamento delle narrazioni condivise. Solo così sarà possibile proteggere non solo chi ha un un disturbo mentale, ma anche bambine e bambini che crescono in famiglie segnate dal silenzio e dalla paura. Normalizzare la conversazione sulla salute mentale significa offrire a tutte le generazioni uno spazio di comprensione e accettazione, fondamentale per una società più forte ed empatica.

 

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *